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Antica casa vitivinicola Italo Pietrantonj

Antica casa vitivinicola Italo Pietrantonj

In vigna

Botte storica Pietrantonj

Frontale botte

La proprietà

Particolare della botte sotterranea in vetro di Murano

Pecorino Cerano

Vini in degustazione

Particolare vigneto di uva varietà Pecorino

Alice Pietrantonj

Le sorelle Alice e Roberta Pietrantonj

Dolce alle mandorle tostate

Le sorelle Pietrantonj, conducono una antica realtà vitivinicola di Vittorito in provincia dell’Aquila. Giovani, ma con un’azienda alle spalle che inizia a lavorare nel 1830.
Circa 100 ettari di proprietà, dei quali 60 sono vitati, ad un’altitudine che va tra i 250 ed i 370 metri. Si allevano i vitigni tipici del territorio: trebbiano, malvasia, pecorino, passerina, montepulciano d’Abruzzo.
I terreni sono dislocati a macchia di leopardo, vista l’antica storia vitivinicola dell’azienda, oggi all’ottava generazione di produttori che in tempi diversi hanno acquistato nuovi appezzamenti, di natura diversa tra loro, ma con prevalenza di terreni ciottolosi e ben drenanti che inducono le piante a spingere in profondità le loro radici in cerca d’acqua, elemento quest’ultimo che caratterizza con buona finezza i vini Pietrantonj.
L’ambiente pedoclimatico nella Valle Peligna è pertanto favorevole, con buone escursioni termiche tra giorno e notte grazie alla vicina presenza dei monti che circondano la valle, buona composizione del terreno, l’influenza positiva del vicino fiume Aterno, la buona e costante ventilazione che controlla l’innalzamento delle temperature d’estate e garantisce una buona sanità delle uve: dalle gole di Popoli arriva il libeccio, l’ostro ed il garbino, da est verso ovest spira il grecale e da nord la tramontana.

Ad accogliere di venerdì 17 luglio 2020 Simone Giamberardino, Presidente di Beverage Experience ed i suoi amici professori e fratelli Aurelio Manzi (etnobotanico) e Giuseppe Manzi (storico dell’arte) ed il sommelier Marco Giardinelli, c’è Alice Pietrantonj che, dopo aver ricevuto in regalo il libro sulla “Viticoltura Storica in Italia” direttamente dalle mani del coautore Prof. Aurelio Manzi, conduce gli ospiti immediatamente in visita presso alcune vigne della tenuta in quanto il cielo minaccioso prevede un temporale in arrivo.
La Valle Peligna è la culla del Montepulciano ed è qui che nasce la cantina Pietrantonj.
In particolare Alice ci tiene a farci notare quanto lavoro è stato speso sul nuovo impianto a pergola, studiato appositamente per proteggere il vigneto dalle gelate tardive e ahimè dalle orde di cinghiali ghiotti di uva.
Tornati tutti in cantina, Alice ci spiega che la storia di Vittorito è profondamente legata al culto della vite e naturalmente passa anche attraverso la storia della famiglia Pietrantonj la cui attività vitivinicola risale al 1791 ed è caratterizzata da una famiglia di viticoltori che produce vino con profonda passione ed innovazione. Visitare l’azienda equivale a fare un viaggio a ritroso nel tempo in quanto la famiglia Pietrantonj ha mantenuto la propria struttura, le cantine e tutta l’attrezzatura in dotazione in perfetto stato di conservazione.
L’azienda vanta diversi primati: tra i più grandi produttori di Montepulciano sfuso a inizio secolo scorso, l’azienda inoltre si vale della competenza del primo enologo: tale Nicola Pietrantonj che nel 1889 fu il primo in Abruzzo, diplomatosi alla Regia Scuola di Conegliano Veneto ed a lui si deve l’introduzione delle prime pigia-diraspatrici ai primi del ‘900 e dei due maestosi torchi in legno del ‘700, presenti tutt’oggi in ottimo stato. La cantina rappresenta un vero e proprio museo enologico, ricco di particolari unici ed interessantissimi, le più grandi botti in rovere e noci di metà ‘800 del centro-sud Italia: fino a 360 ettolitri realizzate nel tempo da maestranze locali ed ancora oggi utilizzate dopo essere state attentamente restaurate ed interamente rivestite di acciaio, affinchè rimangano parte attiva dell’azienda e non pezzi da museo.
Nel 1893 Alfonso Pietrantonj, in seguito al cospicuo aumento della produzione, fece costruire due grandiose cisterne dalla capacità complessiva di 1402 ettolitri, poste a 14 metri sottoterra.
Una realtà tanto bella da essere visitata nelle giornate del Fai, il Fondo Ambientale Italiano. Si tratta di una delle due cisterne, ancora sempre rivestita di piastrelle in vetro di Murano, unica al mondo, scavata nella roccia e ampia 740 ettolitri.
In servizio fino agli anni ’40 del secolo scorso, oggi è un luogo magico per “entrare” nel mondo del vino abruzzese, letteralmente infilandocisi, per ascoltare l’eco che produce all’interno (un musicista, dentro ci ha registrato anche un disco).
Alice e Roberta, rispettivamente agronoma e commerciale, parlano dei trisavoli, dei maschi che si sono succeduti nel lavoro in vigna e cantina, ma ora è la linea femminile dei Pietrantonj a portare avanti questo nome, noto soprattutto per il Cerasuolo. Con loro anche l’altra sorella Serena, architetto, che si è occupata delle aree espositive della cantina.
Dopo aver visitato la meravigliosa cantina diffusa del paese con l’osservazione di antichi manufatti e strumenti, degni di essere esposti in un museo, ci accingiamo a degustare le bevande proposte da Alice in abbinamento a vassoi che contengono prelibatezze come formaggio pecorino, salame e profumate fette di pane condite con olio del territorio.
In ordine allo stappo degustiamo:
Il Cerano Pecorino Terre Aquilane IGT del 2019 che si apprezza davvero molto per le sue note fruttate con sentori agrumati ed ananas, floreali come la ginestra e prevalenza di fiori gialli. Il territorio restituisce al vino freschezza e mineralità, piacevole anche per la notevole persistenza. Da abbinare per esempio a frittura di pesce dell’Adriatico.
Il Cerano Trebbiano d’Abruzzo DOC Superiore del 2019 dal colore giallo paglierino esprime sentori delicati di mimosa, frutto della passione e cantalupo, poi rosmarino e sottile nota fumé. Al gusto ha buon equilibrio tra le parti morbide e la spiccata freschezza. Da abbinare a trota alla brace e comunque si presta perfettamente ad abbinamenti con i primi piatti tipici della gastronomia abruzzese.
Non si può nascondere che ci è piaciuto particolarmente il Cerano Cerasuolo d’Abruzzo DOC Superiore del 2019 che ha un colore ciliegia carico e luminoso. Al naso sa di rosa, di ciliegia, lamponi e fragoline. In bocca esprime freschezza estremamente piacevole unita ad una sottile mineralità lasciando al palato una nota balsamica e di pepe rosa. Un vino dinamico che sta bene con tutto, anche con le mandorle dolci che da queste parti si chiamano “atterrate”, rivestite da uno strato di zucchero. Si suggerisce di abbinare il Cerasuolo al tipico brodetto di pesce alla vastese, altrove detto zuppa, con gallinella, triglia, pesce San Pietro, merluzzetto, tracina, calamari e cicale.
Per quanto riguarda il Cerano Montepulciano d’Abruzzo Doc del 2013, che ha riposato più di un anno in tonneaux, ha richiesto qualche minuto di attesa prima di degustarne le caratteristiche che dal colore rubino intenso denotano poi un profumo di frutta di sottobosco decisamente intenso al naso, un fruttato di prugna sotto spirito e piccoli frutti rossi, poi affiorano delicatamente le note speziate di noce moscata, cacao, poi ancora un sottile accento di smalto. In bocca è austero, mantiene un corpo snello, con tannini compatti e buona freschezza, morbido, equilibrato, caldo e persistente. È ottimo da consumare con agnello alla brace od in umido con patate. in abbinamento con pietanze dal gusto forte, selvaggina, carni rosse e formaggi molto stagionati.
Infine le stesse “atterrate” della nonna ci hanno dilettati anche nella degustazione finale con il Passito Valle Peligna Rosso IGT a chiusura della bella ed istruttiva visita: dalla vigna di Cerano, le uve provengono da una vendemmia spinta alla prima quindicina di novembre, poi appassite sui graticci, gli acini sono selezionati manualmente, torchiati a mano; rosso rubino, al naso è intenso e delicato allo stesso tempo, prugna appassita, visciole e violetta. In bocca la dolcezza è discreta e di buona freschezza. Da abbinare a ferratelle con mosto cotto.
Dopo esserci riforniti adeguatamente con le diverse tipologie di bottiglie per continuare a dilettarci nel degustarle presso le rispettive dimore, ci accomiatiamo con la promessa di diffondere attraverso i mezzi d’informazione la nostra esperienza in questa storica Cantina.
Articolo di Marco Giardinelli (18/07/2020)

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