Nebbia e sole ad Orvieto

di Antonio Boco
Si ritiene un assaggiatore seriale dal volto umano, ama tutti gli alcolici indistintamente ma è ricambiato soprattutto dal vino. Nei ritagli di tempo frequenta ristoranti che non può permettersi.
“Era da un po’ che l’idea mi frullava in testa e grazie al contributo dell’amico Diego Parbuono sono riuscito a realizzarla.
Avevo una voglia matta di catturare, in qualche modo, l’essenza della muffa nobile di Orvieto. La sua genesi e il ruolo determinante della natura, soprattutto.
L’ho fatto per il semplice piacere di svegliarmi all’alba, di respirare la nebbia che annuncia il sole e calpestare le vigne quasi spoglie. Forzandomi ad una lunga e pigra attesa, manco stessi aspettando gli alieni.
L’ho fatto perchè credo fortemente in questo vino, originale e identitario, di cui si parla meno di quanto merita. E’ vero, manca la così detta massa critica, quella che invoglia all’approfondimento e al confronto. Peggio ancora: il cappello della denominazione locale è trascurato, indossato da pochi con vero orgoglio.
Più che un vino di territorio, come potrebbe e dovrebbe, sembra una scelta individuale. Impossibile non mettere in cima la famiglia Barberani, allora, se si vuol indagare e comprendere.
Grazie a Bernardo e Niccolò. Per la pazienza e l’accoglienza, i cornetti e i caffè caldi, le chiacchiere lente e il pranzo ristoratore.
Viva Orvieto e la sua muffa curiosa. Un altro brutto anatroccolo che sa bene come diventare cigno”.